Il 17 aprile, IntesaSanpaolo ha comunicato di aver concluso un accordo con Intrum Jiustitia per dar vita a una partnership strategica sui crediti deteriorati. L’operazione era individuata nel Piano di Impresa 2018/2021 che la definiva come la più rilevante da porre in essere, ed è stata conclusa dopo appena 60 giorni dall’approvazione di tale Piano.
Le assemblee dei lavoratori e lavoratrici direttamente coinvolti, tuttavia, manifestano la netta contrarietà alla esternalizzazione in tal modo realizzata da IntesaSanpaolo e sono appoggiati in questa protesta dalle Segreterie Nazionali di tutte le Organizzazioni Sindacali per il rilievo che la vertenza è suscettibile di assumere per l’intero settore bancario.
Considerato che l’esternalizzazione è una scelta politica strategica di Intesa Sanpaolo il cui obiettivo principale è di ripulire i bilanci della Banca e far apparire l’intero sistema bancario più sano, quale è il senso di cedere solo il personale lasciando i crediti e i beni in INTESA SANPAOLO PROVIS?
Il CDA di Intesa Sanpaolo Provis, la società che gestisce il recupero crediti leasing, infatti, parrebbe (ad oggi nessuna comunicazione ufficiale è stata data circa li dettagli dell 'operazione) aver deliberato una scissione parziale conferendo alla Newco solo i lavoratori, con un contratto di service; mentre, i crediti e i beni sottostanti, rimangono nella titolarità di Provis. Perché ?
Intesa Sanpaolo Provis nasce dalla cessione di ramo d’azienda di Mediocredito e l’accordo del 20 aprile 2015 stabiliva espressamente il conferimento a Intesa Sanpaolo Provis del ramo d’azienda organizzato per la detenzione e gestione dei crediti in sofferenza derivanti da operazioni di leasing finanziario di Mediocredito e da operazioni di finanziamento riconducibili alla Società Centro Leasing SPA in essere alla data del 30 giugno 2014.
La creazione di Intesa Sanpaolo Provis ha permesso la realizzazione di tre operazioni di cartolarizzazione (Castore, Polluce e Balbec) e la vendita di due grandi “pacchetti” immobiliari Hortenzia ed Hemera a fondi immobiliari, che hanno senz’altro contribuito al “risanamento” del
bilancio del gruppo Intesa.
All’opposto, da circa due anni quasi nessun credito in sofferenza è stato trasferito da Mediocredito a Intesa Sanpaolo Provis che, quindi, gestisce il recupero soltanto dei crediti acquisiti con la predetta cessione mancando il flusso di nuovi crediti in sofferenza da gestire.
Se Medicredito (che verrà fusa in Intesa Sanpaolo a breve) non ha trasferito alcun credito a Intesa Sanpaolo Provis dopo il 2016, è credibile l’affermazione secondo Intesa Sanpaolo affiderebbe alla società costituita insieme a Intrum Jiustitia un contratto di service della durata di dieci anni per recuperare i crediti a sofferenza successivi alla predetta cessione?
La verità potrebbe essere che questa cessione offre anche la possibilità di scaricare dal libro paga del Gruppo Intesa circa 64 dipendenti – elogiati sempre per la loro alta professionalità e per i risultati raggiunti. Ipotesi che ingenera seri dubbi di legittimità sull’intera operazione. Una operazione che è ancora più odiosa considerando gli enormi utili realizzati negli ultimi anni da Intesa Sanpaolo (3.8 miliardi di euro nel 2017) anche grazie al lavoro svolto dai dipendenti di Intesa Sanpaolo Provis.
La verità potrebbe venire a galla, e con essa le ipocrisie diffuse a piene mani sulla pelle dei lavoratori.