Le Lavoratrici e i Lavoratori di Isgs Bologna, riuniti nell’assemblea del 21 marzo u.s., preso atto dei contenuti della relazione e delle notizie di stampa – mai smentite né confermate ufficialmente da parte aziendale – hanno unitariamente espresso la loro netta e totale contrarietà ad ogni ipotesi di esternalizzazione dell’attività di “recupero del credito” che, sempre secondo i “rumors” e le fonti di stampa, prefigurerebbe la cessione, ad una costituenda società esterna al Gruppo, di un ammontare di decine di miliardi di euro di crediti deteriorati assieme alla c.d. “piattaforma di gestione” (leggi: personale !).
Tali ambigue intenzioni da parte della Direzione del Gruppo – che non sono ad oggi oggetto di informativa, trattativa o confronto con le Delegazioni Trattanti di Gruppo ISP – hanno comunque generato grande tensione, preoccupazione e sconcerto nei colleghi del Recupero Crediti, i quali, nel corso di una recente visita che si è tenuta a Bologna, lo scorso 6 marzo (preceduta da analoga visita a Firenze con anche videoconferenza) da parte di esponenti apicali della Direzione Recupero Crediti, hanno letteralmente dovuto assistere alla rappresentazione del loro futuro destino lavorativo e professionale.
Questi Dirigenti hanno fornito un quadro di informazioni e notizie senza che da parte Aziendale vi sia stata una convocazione o un avvio di confronto sul tema con le Delegazioni Trattanti di Gruppo .
In questi incontri sarebbero state prefigurate le magnifiche “sorti progressive” di tale nuova esperienza, che avrebbe consentito di “poter erogare maggiori gratificazioni economiche e professionali senza i vincoli del confronto aziendale come avviene attualmente in Intesa Sanpaolo…..” e, a fronte dei trattamenti normativi ed economico – contrattuali, la delegazione Dirigenziale avrebbe derubricato ad un invito “…per queste cose se ne occupa il Sindacato…” .
Stigmatizziamo con forza e senza esitazioni – soprattutto in quadro così delicato – questi comportamenti che, oltre a generare forti e ulteriori preoccupazioni alle colleghe/i, tendono a dividere i Lavoratori e sminuire/relegare il ruolo della Rappresentanza Sindacale che, ai sensi di legge e di contratto è destinataria delle informazioni e del confronto.
Nel merito del tema, le Lavoratrici e i Lavoratori riuniti in assemblea hanno ulteriormente ribadito la totale posizione di contrarietà ad ogni forma di esternalizzazione (con buona pace delle dichiarazioni sulla “famiglia aziendale”, “i lavoratori nel cuore”, etc…) anche in base alle seguenti considerazioni:
- L’attività di recupero nel Gruppo, anche per omologa conferma da parte Aziendale, è altamente e pienamente soddisfacente;
- Il tasso di recupero è in costante progresso e in aumento, di gran lunga superiore a quello che, secondo i rumors e la stampa si otterrebbe rispetto la loro cessione (peraltro è in netto calo il flusso delle sofferenze rispetto agli anni passati);
- L’attività genera al Gruppo risultati positivi non solo sul piano economico-reddituale ma anche in termini di immagine, quale Gruppo che è in grado, con le proprie competenze e professionalità interne, di raggiungere risultati di eccellenza nel comparto.
Inoltre, le ottime performance sul recupero crediti pare non abbiano spinto l’Azienda, in questi anni, a riconoscere percorsi professionali ai Lavoratori adibiti a tale attività, che a tutt’oggi hanno carichi di lavoro notevoli, senza poter usufruire degli accordi relativi al Lavoro flessibile, alla possibilità di ridurre l’orario di intervallo, etc… in quanto le istanze dei colleghi non vengono accolte e senza che vi sia un criterio univoco e da tutti conoscibile.
Il fatto che la BCE, probabilmente spinta anche da manovre da parte di altri Paesi europei che cercano di distogliere l’attenzione dai derivati tossici in pancia alle proprie banche concentrando la pressione sul sistema bancario italiano, abbia dato un impulso estremamente forte ed eccessivo ai tempi di recupero delle sofferenze del nostro sistema bancario (sul quale ancora perdurano gli effetti di una crisi economico recessiva), non giustifica, un’operazione di esternalizzazione che, nei fatti, costituirebbe un gravissimo precedente di estromissione di lavoratori e lavorazioni dal Gruppo, al solo scopo di soddisfare gli appetiti finanziari di investitori (ma anche speculatori) comprando letteralmente pezzi di attività produttive, immobiliari etc.. del nostro Paese a prezzi probabilmente interessanti, per poi rivenderli (a chi ? ) a prezzi maggiorati, con beneficio finanziario del capitale e a discapito del lavoro.
Sorge spontanea una riflessione sul futuro della c.d. costituenda società:
- Chi vieta che possa essere oggetto di un successivo “break up” ovvero scorporo o spezzatino ?
- Chi vieta che possa essere venduta ad altri, in tutto o in parte ?
- Chi vieta che possa essere quotata in borsa, quindi venduta a nuovi azionisti, realizzando corpose plusvalenze i capo ai soci/proprietari della stessa ?
Certamente, una esternalizzazione di attività, lavorazioni e lavoratori costituirebbe un precedente drammatico, radicale, di totale cambiamento di atteggiamento di questo Gruppo che, dalla sua nascita ha sempre favorito l’internalizzazione delle attività e non viceversa.
Le ripercussioni e conseguenze sarebbero gravissime, peraltro in un contesto di elevata tensione in tutte le diverse attività del Gruppo (v. pressioni commerciali, nri, orari di lavoro delle Fol, etc…), peraltro in un Gruppo che non è certamente e fortunatamente né in stato di crisi né in stato di difficoltà, e che:
- ha realizzato, lo scorso esercizio, un utile netto di 7, 32 miliari di euro (comprensivi di 3,6 miliardi di cui all’operazione Banche Venete), con una patrimonializzazione e capitalizzazione ai massimi livelli comparativi europei;
- ha distribuito - e si accinge a farlo nel nuovo piano di impresa - miliardi di euro di dividendi in contanti agli azionisti (la proposta di distribuzione per il 2018 sarebbe pari a 3,42 miliardi di euro);
- vede un calo netto e sensibile dei crediti deteriorati rispetto all’esercizio precedente (il che dimostra come le attività interne possano funzionare in maniera soddisfacente).
Per queste ragioni, le Lavoratrici e i Lavoratori riuniti in assemblea hanno dato mandato, alle Organizzazioni Sindacali e agli Organismi trattanti delle stesse di promuovere ogni azione al riguardo, con l’impegno reciproco di mantenere un costante raccordo informativo, su ogni passo e avanzamento della questione, in maniera democratica e plurale, condividendo punti e passaggi di questa delicatissima fase.