Ognuno di noi ha in mente “il più bel posto dove lavorare”, ognuno di noi vorrebbe che quello fosse il proprio posto di lavoro e sicuramente ha in mente qualcosa che lo renderebbe migliore…ma proprio nessuno crediamo abbia in mente i metodi messi in atto ultimamente.
Infatti, nonostante la nostra azienda affermi che “il buon posto di lavoro” sia dato dalle persone che ci lavorano, quello in cui il management mette il personale nelle condizioni di dare il meglio di sé, stiamo (di nuovo!) assistendo al proliferare di atteggiamenti volti non alla spinta alla motivazione del personale, ma solo a quella al raggiungimento degli obiettivi, attraverso il tentativo di controllare e standardizzare ogni minuto della giornata lavorativa, ogni azione, ogni relazione.
Dobbiamo purtroppo constatare che alcuni capi di ogni livello - forse non comprendendo bene il recente messaggio del nostro capodivisione - continuano ad inserire nuovi file Excel partoriti da non si sa chi e di una fantasia illimitata, report orali, telefonici e via chat con i colleghi, per avere dati sempre più aggiornati fino ad arrivare ad aggiornamenti “in diretta”, ad esempio sulle polizze di tutela come sta avvenendo nelle ultime settimane.
Noi, che siamo più limitati, non riusciamo a capire quale scuola filosofica indichi in continui, maggiori e spasmodici controlli una spinta alla motivazione e alla realizzazione del “più bel posto dove lavorare”.
Continuiamo a credere che la motivazione possa arrivare da fattori diversi, come constatare la soddisfazione dei clienti, creare un ambiente di lavoro sereno, avere dei rapporti proficui e armoniosi con i colleghi, sapere di appartenere a una grande famiglia, eccetera.
Un eccessivo controllo (maniacale persino per quanto riguarda l’orario di lavoro, tranne quando ci si ferma oltre quello di uscita) genera solo un clima di sfiducia, abbatte l’autostima del collega cui viene richiesto, di fatto, di comportarsi come un automa che deve solo produrre un certo output (numero di telefonate, appuntamenti, pezzi venduti, eccetera).
Forse si crede che lo stress (trascurando i danni anche gravi che provoca sia a livello psicologico che fisico) sia “inevitabile” e non incida negativamente - nel medio lungo termine - sulla produttività, accecati da una visione di brevissimo periodo.
Sempre alcuni capi si comportano in modi che vanno al di là addirittura delle più elementari normative aziendali e del buon senso. Ci riferiamo a telefonate "ampiamente" oltre gli orari di lavoro ordinari, a mail o telefonate durante i periodi di ferie, quasi come se tutto fosse normale. Dal mare o dalla montagna i dati vanno comunicati. ABC, Tableau de Bord e tutti gli altri strumenti aziendali vengono forse ritenuti inutili?
Vogliamo ricordare prima di tutto che i colleghi possono permettersi di spegnere i cellulari e non leggere le mail oltre l'orario di lavoro e che è bene lavorare con coscienza e nel rispetto del codice etico aziendale.
QUALORA QUESTI COMPORTAMENTI DOVESSERO NON CESSARE, SEGUIRANNO SEGNALAZIONI NOMINATIVE DEI "TROPPO ZELANTI" CHE RENDONO IL PIU’ BEL POSTO DOVE POTER LAVORARE UNO DEI POSTI (INUTILMENTE) PIU’ STRESSANTI DOVE LAVORARE.
Torino, 02/10/2017