Mai e poi mai avremmo pensato che, dopo l’acquisizione delle Banche Venete da parte di Intesa Sanpaolo, ci sarebbe stato chi, dimostrando di non aver imparato nulla da tutto quello che è successo, avrebbe rispolverato proprio quelle cattive abitudini che hanno portato Veneto Banca al fallimento.
Diversi capi e capetti sono evidentemente più preoccupati di poter perdere la propria “posizione” anziché dimostrare di essere capaci di svoltare davvero pagina.
I più preoccupati sembrano essere proprio coloro ai quali quella “posizione” era stata garantita non tanto per meriti o per capacità di creare un ambiente di lavoro produttivo e al contempo sereno, basato su un vero gioco di squadra e su una reale collaborazione, con il cliente al centro dell’attenzione, bensì perché bravissimi a dire sempre e solo sì a tutto quello che veniva chiesto loro dall’alto e a calare poi tutto sui propri subalterni con metodi discutibili, inducendoli ad agire in un clima di terrore basato su minacce, nemmeno tanto velate, e con il rischio di commettere anche errori rilevanti.
A distanza di poco tempo questi comportamenti stanno riemergendo: è chiaro che queste persone non hanno ancora capito che quello che la nostra banca ha attraversato in questi ultimi anni non è la conseguenza di chissà quale oscura macchinazione, ma di un modo di fare banca evidentemente sbagliato. Se queste persone pensano di poter salvare la propria “posizione” e continuare a svolgere un ruolo solo dimostrando di essere bravi a fare risultati ad ogni costo, anche invitando a disattendere le normative, ci dispiace dover dire che si sbagliano di grosso.
Intesa Sanpaolo è una banca dove non conta solo la quantità dei numeri, ma dove si dà molta importanza alla qualità del lavoro e, ancor di più, al rispetto dei regolamenti, interni ed esterni, e delle normative vigenti, anche di quelle che riguardano i lavoratori.
Facciamo notare che il numero di contestazioni, anche per errori grossolani, è veramente consistente.
Abbiamo già raccolto diverso materiale ma, questa volta, preferiamo omettere di fare nomi e cognomi perché non vorremmo mettere certi soggetti ancor di più in difficoltà.
A coloro che esercitano indebite pressioni attraverso telefonate pensando in questo modo di non lasciar alcuna
traccia facciamo presente che oggi registrare una conversazione telefonica è molto semplice.
A coloro che creano gruppi su Whatsapp, per inviare messaggi anche quando sono in ferie chiedendo ai Direttori, anche a quelli in ferie, di girare quegli stessi messaggi ai propri Gestori, diciamo che sarebbe meglio smetterla.
Alle Colleghe e ai Colleghi diciamo di non aver alcun timore, di lavorare bene, rispettando le regole: non farlo significherebbe pagarne le conseguenze individualmente! Continuate a segnalarci ogni comportamento che vi dovesse sembrare improprio.
A tale proposito evidenziamo che, in Intesa Sanpaolo, lo scorso 24 maggio è stato sottoscritto un accordo con il quale sono state recepite le direttive dell’Accordo Nazionale sul tema delle Politiche commerciali ed è stato previsto che le segnalazioni dei comportamenti ritenuti non conformi ai principi contenuti nelle intese nazionali e aziendali vengano inoltrate alla casella mail iosegnalo@intesasanpaolo.com, anche da parte delle Organizzazioni Sindacali.
Come FABI continueremo a vigilare con molta attenzione e denunceremo coloro che non hanno ancora capito che sbagliare è umano, ma perseverare è davvero da stupidi.
Montebelluna, 20 luglio 2017