WELFARE AZIENDALE : il settore guarda avanti

SILEONI:"Bene ma no a impoverimento CCNL" BOSSOLA:"Dare anche al welfare uno spazio nella contrattazione"

Inserito il 2014-10-13 00:00:00

Welfare aziendale sempre più al centro della contrattazione nelle banche italiane.
 
In tempi di crisi e di tagli alla spesa sociale, si sceglie di remunerare la produttività dei dipendenti anche con benefit che spaziano dai contributi per pagare i servizi sanitari o far crescere la pensione integrativa, a quelli per sostenere le rette scolastiche o universitarie dei figli, fino ai buoni benzina. Insomma, un modo per migliorare la qualità della vita degli impiegati e alleggerire i loro bilanci familiari, tenuto conto di un welfare pubblico che sta sempre più restringendo i suoi spazi d’intervento.
 
Nel 2014, in oltre l’80% dei principali gruppi bancari in Italia, la FABI e gli altri sindacati di categoria hanno negoziato premi aziendali che prevedono la possibilità per i lavoratori di investire la somma contrattata in spese così dette “sociali”- sanitarie, previdenziali o d’istruzione-, potendo così beneficiare di rilevanti agevolazioni fiscali, pari al 40% dell’importo lordo.
 
A optare per questa formula, in alcuni casi in alternativa al tradizionale premio in contanti, è stato circa il 20-25% dei dipendenti bancari interessati, per un totale di oltre 48mila persone.
 
“Dare anche al welfare uno spazio nella contrattazione”, ha spiegato Mauro Bossola, Segretario Generale Aggiunto della FABI, “si rivela una scelta politica lungimirante perché supplisce ai tagli che i Governi stanno effettuando sulla spesa sociale, venendo incontro alle esigenze dei cittadini. Dove non arriva più lo Stato può arrivare la contrattazione collettiva dei sindacati. Inoltre, in un contesto di deflazione come il nostro, questi strumenti consentono il mantenimento del potere d’acquisto del salario di produttività dei lavoratori”.
 
Perciò”, prosegue Bossola, facciamo appello al Governo affinché le politiche di detassazione in tema di welfare e di produttività vengano ampliate e rafforzate”.
 
Da Intesa Sanpaolo a Unicredit, da BPM a UBI, da Veneto banca a BPER, dal CREVAL a Cariparma, da BNL al Banco Popolare, passando per UBI e Unipol Banca: questi i principali istituti di credito dove le rappresentanze sindacali di categoria sono riuscite a ottenere che la produttività aggiuntiva dei lavoratori fosse remunerata anche attraverso questi strumenti, nell’ambito della contrattazione di secondo livello.
 
I dati sono stati presentati oggi a Torino dalla FABI, durante il Convegno “Welfare aziendale: nuove vie della contrattazione”, a cui hanno preso parte: Tiziano Treu, Commissario dell’INPS; Franca Maino, ricercatrice all’Università di Milano e Direttrice del Laboratorio sul secondo welfare presso il Centro Einaudi; i Responsabili delle Relazioni industriali e del Personale dei Gruppi Banco Popolare (Roberto Speziotto), Intesa Sanpaolo (Alfio Filosomi), Monte Paschi di Siena (Fiorella Ferri), UBI (Mario Giuseppe Napoli) e Unicredit (Angelo Carletta); Domenico Polizzi, Responsabile Legislazione del Lavoro di ENI Spa; Roberto Poetto, Direttore Risorse Umane di FATA Spa (Finmeccanica), il Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni e Massimo Mascini, Direttore de Il diario del lavoro, in veste di moderatore.
 
 
L’ALTOLÀ DI SILEONI: “BENE WELFARE, MA NO A IMPOVERIMENTO CONTRATTO NAZIONALE”
  
La tavola rotonda è stata l’occasione per affrontare il discorso del Contratto Nazionale dei bancari, su cui sono in corso le trattative di rinnovo, e per contrastare le posizioni di alcuni rappresentanti delle banche, la cui ambizione è quella di sostituire la contrattazione nazionale con quella aziendale, un’ipotesi che farebbe venire meno rilevanti tutele per i lavoratori di settore.
  
“Se il welfare aziendale viene concepito come uno strumento per arricchire il Contratto Nazionale siamo favorevoli”, ha detto il Segretario Generale della FABI, Lando Maria Sileoni, “ma se serve per destrutturarlo, diciamo chiaramente che questa non è una strada percorribile. Il welfare deve essere un elemento di arricchimento della contrattazione nazionale e non di impoverimento. È necessaria una visione strategica da ambo le parti”.
 
E proprio a tal proposito Sileoni ha ricordato che in tema di welfare “il settore è all’avanguardia”. Iniziative, ha rimarcato il leader della FABI, “che non sono state liberalità delle aziende,  ma tema di concertazione”. Come dire: il sindacato ha avuto un ruolo decisivo nel negoziarle.
  
A concordare con Sileoni il neo Commissario dell’INPS, Tiziano Treu, che ha evidenziato come le banche siano molto avanti in materia, ribadendo che forme di welfare integrativo “sono necessarie”, anche in considerazione dei tagli alla previdenza pubblica.
  
Tema, questo, approfondito dalla professoressa Franca Maino, Direttrice del Laboratorio sul secondo welfare presso il Centro Einaudi, alla quale è toccato fare un excursus su come si è evoluto il concetto di previdenza, soprattutto a seguito della crisi.
 
Infine i Responsabili delle relazioni sindacali dei vari Gruppi bancari presenti hanno ripercorso tutti i maggiori accordi firmati con i sindacati che hanno previsto un rafforzamento del welfare aziendale. Non sono mancate stoccate, con qualche rappresentante delle imprese che ha ribadito “l’insostenibilità dei due livelli di contrattazione”.
  
Una dichiarazione di guerra rispedita subito al mittente dal leader della FABI, Sileoni.
 
 
Torino 13/10/2014